“Novello: un vino sottovalutato”
Nato da un “effetto collaterale” di una ricerca pionieristica… in Italia affossato dai grandi interessi!
Sommelier con il naso all’insù ed enotecari che lo snobbano: il vino “Novello” è spesso deriso e liquidato come un prodotto di bassa qualità, questo vino “giovane” è vittima di un pregiudizio ingiustificato. Andiamo a fondo nella questione e scopriamo chi, e perché, ha deciso di dare al Novello questa pessima reputazione.

Le alchimie del potere: come i saperi e la scienza hanno plasmato il mondo del vino
L’enologia, tra fine Ottocento e inizio Novecento, fu un crocevia di ambizioni politiche, progresso scientifico e passione per la terra. In Piemonte, Carlo Alberto di Savoia e Camillo Benso di Cavour, con l’aiuto del generale Staglieno, diedero il via a una vera e propria rivoluzione enologica, puntando sull’innovazione e sulla valorizzazione delle buone tecniche di produzione al fine di elevare la qualità dell’enologia del Regno di Savoia, all’epoca molto bassa. Pochi decenni dopo, in Francia, Napoleone III, comprendendo il potenziale economico e culturale del vino, affidò a Louis Pasteur il compito di salvare la prestigiosa viticoltura francese dalla fillossera. Entrambi i casi dimostrano come la sinergia tra potere politico e sapere tecnico e ancor più scientifico possa attivare benefiche dinamiche sociali ed economiche.



Figlio di un “effetto collaterale” della ricerca scientifica
L’eredità di Pasteur si rivelò feconda. Ispirati dai suoi successi, numerosi scienziati si dedicarono alla ricerca applicata ai prodotti della terra, cercando di migliorarne la qualità e la tecnica di produzione. Nella Stazione di Ricerca di Narbonne, nel 1934, Michel Flanzy intraprese un’avventura scientifica con obiettivi di grandissima portata strategica: annullare o rallentare il naturale deperimento della frutta. Un’ambiziosa ricerca volta a trovare una sorta di “elisir di lunga vita” per prolungare la freschezza dei frutti della terra. I suoi esperimenti sulla conservazione dell’uva in atmosfera controllata ricca di anidride carbonica, rivelavano interessanti osservazioni sulla conservazione del frutto, mentre i risultati del gusto risultavano fallimentari… Ma inaspettatamente la vinificazione di queste uve ha dato origine a vini qualitativamente distintivi.

Dal laboratorio alla cantina: la serendipità del vino novello
Avete mai sentito parlare di scoperte fatte per caso? La storia del vino novello è una di queste. Un po’ come nella raccolta di successi inaspettati nati nel mondo del cibo, raccontate da Oscar Farinetti in “Serend!pity”, anche il vino novello nasce da una scoperta fortuita. La macerazione carbonica, la tecnica alla base del vino novello, è un perfetto esempio di serendipità nel mondo dell’enologia. Nascosta tra le pieghe della sperimentazione, questa scoperta fortuita ha regalato al mondo un vino giovane e vivace, perfetto per celebrare l’autunno.

La magia della macerazione carbonica
La macerazione carbonica è una tecnica vinicola che sfrutta la straordinaria capacità degli acini d’uva di adattarsi a un ambiente privo di ossigeno e ricco di anidride carbonica. In queste condizioni, ogni acino avvia una fermentazione interna che trasforma gli zuccheri in alcol. Questo processo, chiamato fermentazione intracellulare, conferisce ai vini prodotti con la macerazione carbonica aromi fruttati intensi e tannini morbidi, caratteristiche che li renderebbero particolarmente apprezzati ed in linea con le nuove tendenze di consumo del vino.
A differenza della vinificazione tradizionale, dove i lieviti agiscono sul mosto dopo la pigiatura, nella Macerazione Carbonica la fermentazione inizia all’interno dell’acino stesso, prima che i grappoli vengano schiacciati. Questa particolarità rende i vini ottenuti con la macerazione carbonica particolarmente fruttati e aromatici, con note di frutta rossa fresca e spezie che si caratterizzano per la loro bevibilità e la loro freschezza.”

Beaujolais il vino della riscossa di un territorio
Nato dalla sperimentazione della Stazione di ricerca di Narbonne, il vino da macerazione carbonica ha trovato nel Beaujolais, nel cuore della Francia, la sua massima espressione. Questa tecnica, che dona al Gamay – vitigno simbolo del territorio – un colore tenue e aromi fruttati, ha reso il Beaujolais Nouveau un vino iconico. Ma la storia di questo nettare giovane va oltre l’enologia.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, mentre la vicina Borgogna rilanciava i suoi grandi vini, il Beaujolais, duramente provato dal conflitto, cercava una via d’uscita. I vignaioli locali, stanchi di vedere i loro vini invecchiare nelle cantine, si ribellarono contro una legge che imponeva la vendita a partire dal 15 dicembre. La loro battaglia per anticipare la commercializzazione del Beaujolais Nouveau fu lunga e faticosa, ma alla fine trionfò.
Oggi, ogni terzo giovedì di novembre, il mondo celebra questo vino, simbolo di giovinezza, convivialità e della tenacia dei vignaioli del Beaujolais. Il Beaujolais Nouveau, “l’en primeur”, è molto più di un semplice vino: è il frutto di una storia di passione, di lotta e di successo.”

Un rito che unisce il mondo.
Ogni anno, il terzo giovedì di novembre, milioni di persone alzano i calici per brindare all’arrivo di questo vino giovane e frizzante. Nato dalla ribellione dei vignaioli del Beaujolais, il Beaujolais Nouveau è diventato un fenomeno globale, un simbolo della “joie de vivre” francese. Dallo slogan “Le Beaujolais Nouveau est arrivé” alla sua diffusione in varie parti del mondo, questo vino ha conquistato il cuore di appassionati e curiosi di tutto il mondo. Ma dietro il successo commerciale, c’è una storia di passione e di tradizione, legata a un metodo di vinificazione rapido e a un consumo immediato oltre che espressione di convivialità e festa.

la festa del Beaujolais Nouveau
La festa del Beaujolais Nouveau è un evento che infiamma la Francia ogni terzo giovedì di novembre. Il“dèblocage” della mezzanotte segna l’inizio ufficiale dei festeggiamenti, un omaggio all’antica concessione che permise ai vignaioli di commercializzare il loro vino in anticipo. Per quattro giorni, il Beaujolais diventa il centro dell’attenzione, con festeggiamenti che si estendono a tutta la regione.
A Beaujeu, cuore pulsante della produzione, si svolge la spettacolare cerimonia delle “Sarmentelles”: una processione di carriole infuocate che precede la spillatura della prima bottiglia. Le cantine aprono le porte, offrendo degustazioni e proponendo menu a tema. La Marathon International du Beaujolais, con oltre 20.000 partecipanti, aggiunge un tocco sportivo alla festa.
La tradizione del Beaujolais Nouveau ha varcato i confini francesi, conquistando anche il Giappone dove, per l’occasione e in favore di fuso orario, si celebrano in assoluto primi rituali in onore del primo vino.
Il Beaujolais Nouveau rimane un simbolo di convivialità e di celebrazione dell’autunno, unendo persone di tutto il mondo attorno a un calice di vino.

Legge italiana: la colpevole dell’affossamento del Novello
In Italia, pur avendo conosciuto un grande successo in passato, la produzione del vino novello è diminuita drasticamente negli ultimi anni. Ad acuire il problema , la normativa italiana che prevede che il “vino d’autunno nostrano” si può acquistare a partire dal 30 ottobre, ma la sua vendita è consentita soltanto fino alla fine dell’anno. Il D.M. 13 agosto 2012 stabilisce altresì che:
– la menzione tradizionale “novello” è riservata solamente ai vini DOP o IGP tranquilli e frizzanti;
– il processo di fermentazione con macerazione carbonica dell’uva intera deve riguardare almeno il 40% del vino;
– il vino novello deve essere ottenuto interamente con prodotto della stessa annata.
A differenza del Beaujolais Nouveau francese, che è prodotto esclusivamente con uve fermentate mediante macerazione carbonica, il Novello italiano richiede solo un minimo del 40% delle uve. Ciò significa che gran parte del Novello è un vino prodotto minoritariamente con la macerazione carbonica e cinicamente diluito con vino convenzionale . Come conseguenza, per la maggior parte di questa tipologia di vini, sono state sacrificate e mortificate le peculiari caratteristiche distintive.Tutto ciò per raccattare mercato per un improbabile vino…

Il declino del vino novello in Italia, pertanto , è in gran parte attribuibile alla normativa nazionale. In particolare laddove stabilisce per il vino novello italiano che il processo di fermentazione con macerazione carbonica dell’uva intera deve riguardare almeno il 40% del vino.
Un inutile sacrificio dell’ identità di questa tipologia di vino
A differenza del Beaujolais Nouveau, dove la macerazione carbonica è obbligatoria per il 100% delle uve, il novello italiano presenta, spesso, una qualità eterogenea. Ne consegue che la possibilità di miscelare vini prodotti con diverse tecniche ha portato a una diluizione delle caratteristiche distintive del novello, sacrificando l’identità di questo vino giovane e fresco per favorire un mercato di bassa qualità di questi vini, di fatto, compromettendone l’unicità del prodotto e contribuendo al suo inesorabile declino.
Un’occasione persa
Con un livello così basso, non c’è da stupirsi che il Novello finisca spesso per essere un vino mediocre e dimenticabile. Uno strumento per rinfrescare le scorte di vino invenduto e tentare di venderle legando la commercializzazione agli eventi che propongono questo suggestivo “dèblocage” inserito in questa sorte di capodanno del vino. Un inutile regalo ad una miope strategia dei grandi produttori di vino!
Cosa si può fare?
Per elevare il Novello, l’Italia ha bisogno di metter mano alle sue normative. Stabilendo con immediatezza che la percentuale richiesta di uve fermentate con macerazione carbonica deve essere totale e cioè al 100% delle uve. Ciò per fare in modo che il Novello rappresenti davvero le qualità uniche e tipiche di questa tecnica di vinificazione.
Winefoodvoyage lancia una provocazione: le DOC italiane che prevedono la produzione di vino novello richiedano obbligatoriamente la macerazione carbonica del 100% delle uve. Solo così il novello si potrà riappropriare delle proprie ed uniche qualità perdendo quella funzione di svuota cantine che non gli è proprio.
Quindi, il Novello è davvero un vino cattivo?
Non è e non deve essere così. Con le giuste normative e l’attenzione alla qualità, il Novello potrebbe diventare un vino celebrato, apprezzato da persone di tutto il mondo. Ma fino ad allora, occorre essere onesti: la maggior parte del Novello sul mercato non è così eccezionale…
Brindiamo ad un Novello migliore!
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