La Tavola di San Giuseppe a Specchia Gallone: Tradizione, Fede e Comunità
Un’antica usanza che unisce il Salento
Nel cuore del Salento, a Specchia Gallone, piccola frazione di Minervino di Lecce, la tradizione della Tavola di San Giuseppe è più viva che mai. Da sette anni, Don Cristian Galati, con l’aiuto della sua famiglia, parenti e compaesani, allestisce con devozione questa tavola simbolica, mantenendo viva una pratica religiosa e culturale profondamente radicata nel territorio.

Un tour tra le Tavole di San Giuseppe
In questa zona del Salento, la celebrazione della Tavola di San Giuseppe è un appuntamento irrinunciabile. Numerose famiglie e associazioni organizzano le proprie tavole, visitabili nei giorni che precedono il 19 marzo attraverso un vero e proprio tour. Da Minervino a Uggiano la Chiesa, da Giurdignano ai paesi limitrofi, grandi e piccoli si riversano nelle strade per ammirare le tavole, scoprendo i sapori e i riti di una tradizione che si tramanda di generazione in generazione.

Il racconto di Don Cristian: l’evoluzione della Tavola
Con passione e orgoglio, Don Cristian ci racconta come, anno dopo anno, l’allestimento della Tavola sia diventato sempre più articolato. La tradizione prevede 13 piatti per 13 santi, inizialmente presentati in versione “cruda” e poi arricchiti con pietanze cotte. L’obiettivo è quello di raggiungere la realizzazione completa della tavola “cotta“, un percorso che richiede impegno, ma che regala grande soddisfazione a tutta la comunità.

Un lavoro che inizia settimane prima
Dietro ogni Tavola di San Giuseppe c’è un’organizzazione meticolosa che coinvolge molte persone fin dai primi giorni di marzo:
La pasta “massa” (ciceri e tria) viene preparata ed essiccata su appositi letti, rigirata ogni giorno per garantire una perfetta essiccazione e prevenire la formazione di muffe.
Le rape vengono selezionate con attenzione e lessate con cura, affinché il colore e la consistenza siano uniformi.
Lo stoccafisso, ingrediente fondamentale della tavola, viene tagliato e lavato giornalmente, pezzo per pezzo, per una perfetta dissalatura.

Oltre il cibo: il valore della comunità
La Tavola di San Giuseppe non è solo un’esposizione di cibo, ma un momento di aggregazione e devozione. Dopo gli anni difficili della pandemia, in cui le restrizioni hanno imposto celebrazioni simboliche e distribuzioni di cibo contingentate, oggi si riscopre il piacere di stare insieme. Giovani e anziani fianco a fianco, intenti a tramandare le tradizioni, pregano e condividono la gioia di questo evento.

L’inizio della celebrazione: il battito del bastone di San Giuseppe
L’ora della consumazione si avvicina. Alle 13.00, gli invitati prendono posto alla tavola e rispondono ai richiami di San Giuseppe, rappresentato da un partecipante che, con i colpi del bastone, detta il ritmo delle preghiere e della degustazione. Un momento solenne e carico di emozione, in cui si rinnova il legame tra fede e tradizione.

Un nuovo progetto all’orizzonte
Prima di salutarci, Don Cristian ci anticipa un progetto speciale: una raccolta di preghiere che ha elaborato negli anni per la Tavola di San Giuseppe. Un libretto che potrebbe diventare un prezioso strumento per tramandare questa tradizione anche alle generazioni future.
Il viaggio tra le Tavole di San Giuseppe non è solo un’esperienza gastronomica, ma un’immersione nella storia, nella cultura e nella spiritualità di un popolo che, con orgoglio e passione, continua a onorare il suo santo e la propria identità.
