Riti & Cibi: Fucacoste e Cocce priatorje.
Orsara di Puglia (FG)
La Notte più luminosa dell’anno

Il viaggio
Ad Orsara ci sono giunto di sera, in compagnia di inaspettati compagni di viaggio che la strada mi ha posto di fianco. Lasciata l’auto ad una certa distanza dal paese a causa della grande affluenza di pubblico, ho potuto godere del buio e della secca aria frizzante. Con meraviglia mi sono soffermato ad ammirare il cielo, limpido e terso, illuminato dallo scintillio delle stelle, che apparivano grandi e maestose, come non le vedevo da tempo. All’improvviso i miei compagni mi hanno invitato a seguirli. La festa ci attendeva attirandoci con la sua confortante promessa di vino e buon cibo. La strada era buia e sembrava perdersi nell’oscurità. La mano con cui tenevo il cellulare, utilizzato per illuminare i passi, doleva a causa del freddo per l’immobilità cui era costretta. Chiacchierando allegramente abbiamo continuato a dirigerci verso la nostra meta, superando senza pensarci il cimitero comunale. Dopo un ampio curvone abbiamo scorto il centro abitato, abbarbicato sul fianco della collina, splendente di fuochi e sovrastato da dense e multiformi nubi di fumo che inutilmente provavano ad afferrare le stelle.

La tradizione
Giunti in paese, subito abbiamo incontrato l’allegria dei primi fuochi e il vociare festoso della gente. Porta Greci ci ha accolto nel centro storico. L’ arco era illuminato dalla luce di un fuoco che ardeva vicino, alimentato dalla tradizionale ginestra, le cui fiamme si perdevano in infinite pirotecniche scintille. La gente allegra si accalcava intorno al fuoco per partecipare a quel rito. La notte più luminosa dell’anno, così viene definita quella del 1° novembre dagli orsaresi. Notte nella quale le anime dei defunti tornano a visitare la propria dimora. I vivi festeggiano e ricordano i morti. Li aiutano a ritrovare la via di casa, e con il fuoco di rami di ginestra tracciano con le faville la direzione verso il paradiso. Mille zucche intagliate decorano il paese, segnando gli usci di casa. Porte e finestre restano aperte, e le tavole sono imbandite ad accogliere i propri cari defunti. Nelle strade, nei vicoli è festa. Intorno al fuoco si condivide cibo e buon vino. Se un tempo gli alimenti erano poveri e contadini, oggi salsicce, carni e caciocavalli impiccati spandono il loro profumo che si mescola all’odore del fumo che avvolge il paese, facendolo apparire sospeso. Forse è questa la magia che rende possibile l’incontro tra il regno dei vivi e quello dei morti.


La convivialita’
Tra gli stand gastronomici, cibi tradizionali come la zuppa di fagioli incontrano tendenze moderne come la vellutata di zucca. Cibi che danno conforto dal freddo, anche se nelle vie del paese il suo morso è meno pungente. Il robusto vino Tuccanese di Orsara accompagna il cibo e le chiacchiere della serata.
Con meraviglia esploriamo vicoli e slarghi, osservando ammirati gli innumerevoli fuochi, alcuni dei quali alimentati, seguiti e gestiti da ragazzini, sotto lo sguardo vigile e compiaciuto di nonni ed anziani. Le zucche coi loro ghigni sembrano sorridere benevole al tramandarsi della tradizione. Nelle piazze tanti concerti allietano i visitatori. Tante le danze che all’improvviso divampano seguendo le note, per spegnersi poi in fragorose risate gioiose.
È bello essere immersi in questa atmosfera, in questa festa dedicata ai defunti. Il pensiero va ai miei cari scomparsi, e avverto la sensazione di sentirli più vicini del solito.



Il dolce del ricordo
I miei compagni mi invitano ancora a seguirli. È giunto il momento di assaggiare il dolce della festa, il cibo del ricordo. Preparazione diffusa in tutto il foggiano, qui a Orsara è chiamata la Muscitàglia: grano cotto mescolato con chicchi di melagrana, noci e pezzi di cioccolato, cui poi si aggiunge il mosto cotto di vino. Una leccornia dei tempi passati, un cibo povero ma gustoso che nel tempo si è arricchito con nuovi ingredienti quali il cioccolato. Un cibo legato a remote tradizioni che sopravvivono ancora, anche se magari in maniera non del tutto consapevole. La melagrana che dona freschezza e croccantezza a questo cibo, richiama alla mente gli antichi dei Ade, Persefone, Demetra e le loro vicende.



Dopo un altro bicchiere di vino e altre piacevoli chiacchiere è tempo di rientrare, lasciare questa atmosfera sospesa e fare ritorno al presente. Riprendiamo la strada, il freddo ci attende paziente. Questa volta lo affrontiamo con la pancia piena, perciò ci appare maggiormente gioviale. Ripassiamo davanti al cimitero comunale, e con un piccolo brivido, ci accorgiamo essere ancora aperto in piena notte. Condividiamo allora un sorriso ed un pensiero. I cari defunti devono pur essere liberi di rientrare in paese. In fondo questa festa è per loro.


La festa
Un rito antico, la cui diffusione sui monti Dauni si fa risalire al 1200 circa e ad una probabile origine galiziana. Le zucche intagliate, che nel tempo hanno sostituito lampade e lucerne, guidano i cari estinti verso le proprie dimore. I falò vengono accesi per dare conforto e calore ai defunti durante il loro peregrinare notturno. La ginestra brucia raccolta in covoni. Le scintille si disperdono al cielo permettendo alle anime del purgatorio di ritrovare la via del paradiso.
Il fuoco
Sul calar della sera, a Orsara iniziano ad accendersi i Fucacoste, i falò che illuminano tutto il paese, a cominciare da quello della piazza principale, benedetto dal parroco della chiesa di San Nicola, la stessa in cui sono collocate decine di zucche intagliate sotto l’altare. La festa culmina con la processione di mezzanotte, tradizione questa ripresa negli ultimi anni.




Il cibo
Anticamente il cibo era quello del contadino, sulle braci si metteva ciò che si poteva: le patate, le cipolle, i cipollotti, le castagne. Piatto principale era il Soffritto, ovvero una zuppa di verdure e carne. La presenza e la quantità di quest’ultima in pentola dipendeva dalle possibilità delle famiglie.
Sia ieri che oggi continuano a scorrere litri di vino rosso, in un grande rito di redistribuzione che segue il tempo della raccolta dell’uva e del grano. È quest’ultimo, bollito, che caratterizza il dolce che si serve in onore dei morti in tutta la provincia di Foggia, che a Orsara, come detto, prende il nome di Muscitàglia.
Il vino & il vitigno
Cantina Vinicola il Tuccanese. L’azienda nasce od Orsara nel 1997. Prende il nome dal Tuccanese, vitigno autoctono, espressione del territorio argilloso e calcareo di Orsara. Obiettivo dell’azienda è quello di valorizzare e sostenere questo vitigno locale che dalle ultime ricerche sul Dna sembrerebbe essere un “clone di Sangiovese ” di origine calabrese. La vicinanza territoriale viene citata a sostegno di questa ipotesi quasi certa. La produzione è di appena 5.000 bottiglie/annue. Il vitigno si presenta con grappoli di piccole dimensioni, compatti, con un’ottima resistenza alle avversità. Il nome deriva dalla contrada in cui è impiantato il piccolo vigneto.
