Riti & Cibi: i Fuochi di San Giuseppe
Casalvecchio di Puglia (FG)
Il borgo
Ai piedi dei Monti Dauni, un piccolo borgo a scacchiera, frutto delle ricostruzioni ottocentesche, custodisce storie antiche e tradizioni affascinanti legate ai canti, alla cucina e al folklore che raccontano di un sentito valore identitario.
Casalvecchio di Puglia è una delle più antiche comunità italiane fondate dagli albanesi. Scrigno prezioso della tradizione arbërëshe. Il borgo ha un’origine remota, probabilmente intorno all’anno Mille. Le fonti restituiscono qualche accenno intorno al XIII secolo. Nel 1461, il primigenio insediamento viene raso al suolo dall’eroe albanese Giorgio Castriota Skandeberg, ma viene poi rifondato dagli Schiavoni, profughi greco-albanesi che dai Balcani giunsero in differenti luoghi del Mezzogiorno d’Italia a causa della persecuzione degli Ottomani. Queste vicissitudini hanno lasciato importanti tracce, dai riti alla lingua. Ancora oggi gli anziani parlano il dialetto arbërëshe. Il comune di fatto è un paese bilingue, tanto che gli atti pubblici vengono redatti in doppia lingua e le strade hanno una doppia denominazione. Una vera e propria isola linguistica.






Ziarret e Shën Xhësepit
Uno dei riti più attesi dell’anno sono i fuochi di San Giuseppe, momento in cui la comunità si ritrova e celebra la propria cultura, all’insegna dell’accoglienza e della condivisione. Una festa che unisce il fascino antico del rituale del fuoco, alla musica popolare e alle degustazioni enogastronomiche. Otto grandi pire, allineate per la maggior parte su Corso Skandeberg a partire dallo spiazzo antistante la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, santa patrona, vengono accese all’unisono, illuminando il paese che risplende all’improvviso. Miriadi infinte di scintillanti faville riempiono il cielo. Gli occhi si spalancano di stupore e il cuore si riempie di gioia. La strada, in leggera salita, regala una prospettiva giocata su una profondità ipnotica. Vedere le pire che iniziano ad ardere insieme regala uno spettacolo unico. L ‘accensione, subito dopo la benedizione, viene accompagnata dai canti e dai costumi tradizionali, con tamburi, chitarre e fisarmoniche. I cori si muovono tra i fuochi intonando “le uno le stelle” inno di Casalvecchio, che viene ripetuto per dodici volte. Ogni gruppo presso la propria pira attende l’arrivo del sacerdote e del sindaco per unirsi in preghiera, affidando al fuoco il compito di portare le proprie intenzioni al cielo, all’amato San Giuseppe.




La condivisione, il cibo e il vino
Mentre le giocose lingue di fiamma si protendono verso il cielo, illuminando la sera, iniziano i concerti. Differenti punti lungo il percorso accolgono gruppi di musica tradizionale e dj-set. La festa prende colore, i volti incontrati sono distesi, accoglienti e regalano sorrisi. Dopo l’accensione prende avvio anche la distribuzione del cibo e del vino. Una semplice offerta volontaria permette di poter degustare numerosi piatti della tradizione locale. Ogni fuoco è affiancato da una postazione gastronomica e da tavolate comuni fulcro della condivisione. File ordinate, allegre e composte si creano in attesa del proprio turno per gustare gli ottimi manicaretti. Dal classico panino con la salsiccia locale alla zuppa di ceci; dalle bruschette alle frittate con verdure spontanee; dai gustosi cicatelli con salsiccia al sugo, sino ai cëllit, piatto tipico che prevede la cottura della pancetta di maiale nel pomodoro fresco con abbondante peperoncino, da consumare con il pane, immergendolo nel sugo, trionfo della “scarpetta”. Ampio spazio anche per i dolci della tradizione, dai gustosi taralli dolci al vino, sino ai dolci fritti, tipo chiacchiere, cartellate e pettole dolci e croccanti. Il tutto viene annaffiato dal buon vino locale, un Daunia IGP della Cantina “Vini Michele Niro”. Un rosso robusto che si rivela essere pericolosamente beverino. L’atmosfera festosa sicuramente aiuta a condividere con allegria buon cibo e buon vino. Spostandosi tra i diversi falò e gli stand gastronomici è facile lasciarsi coinvolgere nelle danze gioiose, vivendo così a pieno la festa.








I riti del fuoco
Le pire realizzate con fronde d’ulivo nascondono all’interno grossi ceppi e radici. Dopo la luminosa prima fase, le fiamme vigorose lasciano spazio al lento bruciare dei tronchi, che crea brillanti scheletri roventi che continuano a bruciare per tutta la notte. Diversi bracieri, punteggiano il paese scandendo tutto il percorso.
La manifestazione promossa dal Comune di Casalvecchio e patrocinata dalla Regione Puglia, è stata impreziosita quest’anno per la prima volta dalla collaborazione con la “Ndocciata di Agnone” storico rituale del fuoco dell’Alto Molise. Il protocollo d’intesa ha voluto unire due comunità legate dai riti del fuoco, tracciando così nuove strategie di valorizzazione per il borgo dei Monti Dauni.
Ancora una volta riti, cibi e tradizioni riescono a regalarci emozioni e gustosi motivi per seguire strade inusuali. Bon Voyage!



















